martedì 3 febbraio 2009

Un'ancora.




Un giorno il sole, confidandosi, confessò
Io non sono che un’ombra, soltanto un’ombra!
Dovresti vedere da quale Infinita Incandescenza proviene
Quest’immagine brillante che proietto tutto intorno.
Vorrei fartelo vedere!
Quando ti senti solo o nei momenti più bui
proprio allora vorrei farti vedere
la luce sorprendente, entusiasmante
del tuo Essere.
Sì, del tuo Essere.


Repetita iuvant. O forse per me altre cose non funzionano più. Questa qui sopra è la mia versione del brillante rendering che Daniel Ladinsky ha fatto di un'abbagliante poesia di Hafez.
Un'ancora cui io mi aggrappo, spesso e volentieri, quando mi sento strapazzato dal violento nonsense della vita quotidiana.
Anche oggi avrei intitolato il mio post alla vergogna, dopo aver visto stamattina su RAI 3 l'intervista ad alcuni ragazzi di Nettuno, amici dei tre "ustori" di Singh Navté.
Alla vergogna, oppure al voltastomaco.
Altrimenti al desiderio di sterminio.
Al disconoscimento dei diritti umani per manifesta incompatibilità con il genere umano.
Insomma il primo istinto, belluino, che ho provato ascoltando uno di questi ragazzi minimizzare l'accaduto, era quello di imbracciare un lanciafiamme e potare il mondo da un'erbaccia inutile e dannosa.
Ringrazio quindi quel briciolo di umanità che mi ha ricordato che sono un padre e quel ragazzo è un figlio.
E nell'orrore della sua assurda stoltezza c'è un orrore ancora più grande: un essere umano ancora in formazione con un bisogno enorme sebbene disconosciuto di UMANITA'. Questo penso di poterlo dire senza tranciare giudizi o mettermi su di un piedistallo. Quello che mi lascia comunque inebetito è la totale mancanza di indizi: verso quale direzione muovere il prossimo passo, per far sì che certi processi di abbrutimento imbocchino delle strettoie di rapido esaurimento? Come innescare una corposa e condivisa inversione di tendenza?
Un cammino che ho intrapreso per me stesso mi ha insegnato che il cambiamento generale nasce dal particolare, dal personale, dall'individuo.
Ma perché ho l'impressione che, anche se non sono solo, che anzi siamo molti forse anche di più, anche se molti giovani sono già fiori profumati e alberi forti, perché, malgrado tutto questo,
là fuori c'è un oceano da svuotare col cucchiaio?
Un oceano di oscurità.
Da Nettuno, dio del mare, mi piacerebbe sentir venire una risposta.
Spero solo che non sia uno tsunami di dimensioni bibliche. Vorrebbe dire che, almeno per quest'era, non c'è speranza di raddrizzare la situazione.
Sai come ragionano 'sti Dei, colpirne sette miliardi per educarne uno...

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